Terra, aria e acqua soffrono e la colpa di tutto ciò non è della natura che ci ha generato, ma dei comportamenti umani.
La vita sulla terra è nata dall’acqua e dall’acqua, mediante modifiche genetiche e ambientali, sono nate e si sono evolute le specie vegetali e animali. Così le acque, culla dei viventi, hanno rappresentato per l’umanità tanto un pericolo da cui difendersi quanto una risorsa alimentare e un mezzo attraverso cui raggiungere posti lontani per poter scambiare esperienze e beni.
Nel corso della storia umana, la terra nel suo complesso non è stata considerata sempre come un bene da preservare, in quanto le attività umane hanno attinto ai suoi doni in modo illimitato; le stesse Sacre Scritture attribuivano all’uomo il potere di usarne e, nell'eccesso del suo utilizzo, si è arrvati ad abusarne, senza limite e rispetto. Fino alla rivoluzione industriale, il consumo delle risorse non impoveriva più di tanto l’ecosistema, perché i consumi e i cicli di rigenerazione naturali erano compatibili alla crescita dell’umanità . Quando, però, nel corso del diciottesimo secolo, l’uomo ha capito che alla fatica umana e animale si sarebbe potuta sostituire la forza del vapore, il progresso complessivo ha subito una violenta accelerazione e, per creare forza lavoro, si è cominciato a estrarre e bruciare le riserve fossili prodotte dalla natura in milioni di anni: prima il carbone, poi il petrolio e, successivamente, il gas, che potevano essere adeguatamente sfruttati per sostituirsi alle fatiche materiali dell’umanità .
Ecco allora che, negli ultimi tre secoli, si è assistito alla nascita di macchine e tecnologie, che hanno da un lato portato benessere, seppur in modo socialmente e geograficamente diseguale; dall'altra, a questo stesso benessere ha corrisposto un eccessivo carico per i meccanismi rigenerativi della Terra. Se aggiungiamo a ciò l’aumento demografico che proprio il benessere ha prodotto, ci rendiamo conto di aver sottoposto l’ecosistema mondiale a un carico insostenibile.
Già dagli anni ’60 del secolo scorso, gli scienziati più sensibili e lungimiranti segnalavano l’insostenibilità del modello di sviluppo, troppo orientato alla produzione e al consumo, ma le valutazioni economiche tese al profitto hanno sempre ignorato tali segnali: si procedeva solo in vista del guadagno economico ignorando o sottovalutando i rischi per l’ambiente.
La natura, madre della vita sulla terra, soffriva; ma l’economia non ammetteva prudenza e, così, per diversi decenni, fino a che il problema dell’ecosostenibilità non ha cominciato con forza a deteriorare, oltre al "capitale natura", anche la stessa qualità della vita umana.
Oggi la sensibilità su questi temi è in crescente aumento. Ma c’è voluta una crociata avviata da una bambina ipersensibile, di nome Greta Thunberg, per aggregare il mondo dei giovani che vedono compromesso il loro futuro.
Giorgia Castorina