La divisione politica palestinese
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- 8 mag
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Aggiornamento: 4 giorni fa
Il conflitto israelo-palestinese, che affonda le sue radici in decenni di frizioni politiche, religiose e territoriali, ha visto un’escalation di violenze nell’ultimo anno, con conseguenze devastanti per entrambe le parti coinvolte. Sebbene le cause storiche di questo conflitto siano ben note, negli ultimi dodici mesi gli eventi sul campo hanno raggiunto nuovi livelli di intensità, con impatti drammatici per le popolazioni civili e una crescente preoccupazione internazionale.

Il periodo che va dalla fine della primavera 2024 ha visto una rapida escalation di violenze tra Israele e i gruppi armati palestinesi di Gaza, principalmente Hamas. La tensione si è innescata a seguito di un attacco di Hamas su larga scala, che ha provocato una serie di raid aerei da parte dell’aviazione israeliana.
Questo ciclo di attacchi reciproci ha avuto un bilancio umano devastante, con centinaia di vittime, principalmente tra i palestinesi, e una pesante distruzione delle infrastrutture a Gaza, già martoriate da precedenti conflitti.
Le forze israeliane hanno intensificato i bombardamenti su Gaza, dichiarando di colpire i siti di Hamas, ma le vittime civili sono aumentate esponenzialmente. A livello internazionale, il conflitto ha suscitato un’ondata di indignazione, con molte voci che hanno denunciato l’uso sproporzionato della forza e la tragica morte di innocenti.
Anche in Cisgiordania la situazione è peggiorata, con un significativo aumento degli scontri tra l’esercito israeliano e i gruppi militanti palestinesi. Le operazioni militari israeliane, mirate alla neutralizzazione di presunti leader di cellule terroristiche, hanno provocato numerosi morti tra i palestinesi. Le incursioni nelle città cisgiordane, come Nablus e Jenin, sono diventate sempre più frequenti, e gli scontri tra manifestanti palestinesi e soldati israeliani sono stati documentati quotidianamente, alimentando il risentimento nei confronti delle forze di occupazione.
In questo contesto, anche l’attività degli insediamenti israeliani in Cisgiordania è proseguita senza sosta, con la costruzione di nuovi alloggi che ha provocato tensioni sia all’interno che all’esterno dei confini di Israele. L’espansione degli insediamenti è stata condannata dalle Nazioni Unite, che l’hanno definita una violazione del diritto internazionale, ma nonostante ciò, il governo israeliano ha continuato a sostenerla.

Un altro aspetto che ha reso il conflitto ancora più complesso è la persistente divisione politica interna tra le fazioni palestinesi: da un lato, Hamas, che controlla Gaza, ha continuato a esercitare un’influenza significativa sulla resistenza armata contro Israele; dall’altro, l’Autorità Palestinese, guidata da Mahmoud Abbas, ha cercato di mantenere un ruolo diplomatico, pur con difficoltà crescenti nella gestione della Cisgiordania.
La divisione tra Hamas e Fatah ha minato la possibilità di una posizione unitaria per i Palestinesi nella trattativa con Israele, creando fratture che complicano ulteriormente le prospettive di pace.
L’ultimo anno, ha visto un impegno internazionale maggiore nel tentativo di mediare una cessazione delle ostilità. Tuttavia, gli Stati Uniti, e l’Unione Europea, che hanno espresso preoccupazioni per la crescente violenza, non sono riusciti a ottenere una pace duratura. Alcuni paesi arabi, come l’Egitto e il Qatar, hanno svolto ruoli chiave nel tentativo di negoziare tregue temporanee, ma queste si sono spesso rivelate fragili e a breve termine.
La comunità internazionale ha continuato a chiamare Israele e i palestinesi al rispetto dei diritti umani, ma le risposte da entrambe le parti sono state discordanti. Mentre Israele ha ribadito il diritto di difendersi dagli attacchi terroristici, i palestinesi hanno continuato a denunciare le condizioni di occupazione e la mancanza di progressi in ambito diplomatico.

Nel complesso, il conflitto israelo-palestinese sembra essere entrato in una fase di stallo, con violenze cicliche che non offrono segni di una risoluzione imminente. Le posizioni politiche sono sempre più polarizzate, e l’incapacità di dialogare ha reso ancora più difficile trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti.
Gli sviluppi dell’ultimo periodo hanno anche visto l’ insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, che ha mostrato posizioni più vicine alla causa Israeliana.
a cura di Tancredi Cortese
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