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DUBAI, 16 APRILE 2024

Il violento nubifragio che si è abbattuto su Dubai il 16 aprile scorso ha lasciato esterrefatti i meteorologi: srade inondate, auto spazzate via, uno dei più trafficati aeroporti del mondo costretto a chiudere per mezz’ora, residenti bloccati nelle case e negli uffici. Ad Al-Ain, 100 chilometri a nord di Dubai, sono caduti addirittura 256 millimetri di  acqua in 24 ore.

Si è trattato davvero di un fenomeno estremo e gli esperti si interrogano sulle cause. Il dibattito si sta concentrando su un’attività che gli Emirati Arabi Uniti, e non solo, utilizzano da tempo: il «cloud seeding», letteralmente «inseminazione delle nuvole». 


Il cloud seeding è una tecnica di modificazione meteorologica in cui sostanze come lo ioduro d'argento o il ghiaccio secco vengono disperse nelle nuvole per incoraggiare le precipitazioni, in genere pioggia o neve.  Tale metodo di alterazione funziona introducendo nelle nuvole sostanze che fungono da nuclei per la formazione di cristalli di ghiaccio o goccioline d'acqua. Queste sostanze possono essere rilasciate nell'aria da aerei o generatori a terra. Una volta introdotti, forniscono una superficie attorno alla quale il vapore acqueo può condensarsi, formando eventualmente precipitazioni.

 

Altro agente di semina più comune, oltre all'ioduro d'argento, che ha una struttura cristallina simile al ghiaccio, è l'anidride carbonica solida, comunemente conosciuto come “ghiaccio secco”, che raffredda l'aria circostante e favorisce la formazione di cristalli di ghiaccio. Talvolta vengono utilizzati anche altri materiali, come i sali.

 

Mentre alcuni studi hanno mostrato risultati positivi, altri sono stati inconcludenti. Inoltre, ci sono preoccupazioni circa i potenziali impatti ambientali e le conseguenze indesiderate, come l’alterazione dei modelli delle precipitazioni o l’impatto sugli ecosistemi. Di conseguenza, il cloud seeding è spesso visto come uno strumento supplementare nella gestione delle risorse idriche piuttosto che come una soluzione alla carenza idrica a lungo termine.


L’inseminazione delle nuvole era stata sviluppata negli anni ’40 ed è diventata popolare negli Stati Uniti negli anni ’50 e ’60, quando gli agricoltori, le società idroelettriche e le stazioni sciistiche hanno beneficiato di precipitazioni aggiuntive. Oggi, alcuni Paesi stanno esplorando gli effetti inaspettati di questa tecnologia, poiché l’accelerazione dei cambiamenti climatici aggrava la siccità e la lotta per l’acqua, mentre viene utilizzata negli Stati occidentali degli USA e nei Paesi europei, tra cui Francia e Spagna.


a cura di Chiara Longo, Gian Marco Costanzo, Cecilia Merluzzi e Arianna Ritarossi

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