Natale si avvicina…
Il 25 dicembre è un giorno speciale, magico si potrebbe dire: ma vi siete mai chiesti come si festeggia negli altri Paesi? O come lo festeggiavano i nostri antenati?
In Gran Bretagna, per esempio, il Natale è una festività molto attesa e sentita, dal significato simbolico. Il 25 dicembre è un giorno magico, specialmente per i bambini che nel Regno Unito iniziano ad attenderlo a partire da novembre, quando stilano la famosa letterina in cui elencano i regali che vorrebbero trovare sotto l’albero. “Father Christmas”, l’equivalente britannico di Babbo Natale, accompagnato dalla renna porta loro i regali tanto richiesti. Per rendergli grazie della sua generosità i bambini inglesi sono soliti lasciargli un po’ di latte e biscotti, o dolci tipici, in segno di gratitudine. A partire da dicembre, i bambini iniziano ad aprire il calendario dell’avvento, cominciando a decorare l’albero a qualche giorno dalla festività.
Nei Paesi africani, la coesistenza di culture religiose differenti e la massiccia presenza di Missioni Cattoliche hanno fatto sì che anche in un continente apparentemente così lontano da quello che consideriamo Natale si sviluppasse una vera e propria tradizione natalizia. In Africa centrale, il Natale coincide spesso con la fine della raccolta del cacao e i lavoratori delle piantagioni hanno la possibilità di tornare dalle famiglie per festeggiare. In Nigeria, nei giorni che precedono la natività, le ragazze visitano le case della zona ballando e cantando accompagnandosi con i tamburi; danze e canti variano in base all’appartenenza etnica. Dal 25 in avanti, invece, sono gli uomini ad esibirsi con i volti coperti da maschere in legno raffiguranti personaggi legati alle usanze locali. Anche in Africa esiste la tradizione dell’albero di Natale che, però, è molto lontano dall’essere il classico abete tipico dell’Occidente. L’ornamento più comune è realizzato da un intreccio di foglie di palma disposte a formare un arco a cui vengono appesi fiori bianchi che sbocciano proprio a Natale. In Sud Africa, dove la festività cade in piena estate, le celebrazioni e i festeggiamenti avvengono all’aperto, in spiaggia e i fiori sono le decorazioni più comuni. Quello degli africani è un popolo molto allegro e festaiolo, perciò la sera della Vigilia, in molti Paesi, dopo la Messa, ha luogo una maestosa fiaccolata. La notte viene trascorsa in compagnia di parenti e amici fino a quando, il giorno dopo, iniziano i preparativi per il pranzo di Natale; è anche consuetudine lasciare la porta di casa aperta in modo che chiunque si senta il benvenuto. L’usanza vuole che ci si scambino regali consistenti in cibi, sia crudi che cotti. Ognuno riceve molto più cibo di quanto ne venga consumato nella realtà ma quest’abbondanza è considerata di buon auspicio.
Passando all’Oriente, Il periodo natalizio è abbastanza sentito dalla popolazione giapponese, anche se in modo differente rispetto all’Occidente. Il Natale è visto come un periodo di felicità diffusa piuttosto che una celebrazione religiosa. Il 24 dicembre si celebra la festa per gli innamorati e per le famiglie con bambini piccoli: le coppie vanno a cena fuori, appositamente per mangiare pollo fritto e la famosa Christmas Cake, ossia una semplice torta di pan di spagna con panna montata e decorata con fragole e immagini di Babbo Natale. Anche in Giappone è tradizione scambiarsi un regalo, ma solo tra gli innamorati. Babbo Natale viene chiamato dai giapponesi Santa-San, in quanto questa festa è sta importata dagli Stati Uniti.
In Polonia il Natale (Boże Narodzenie) è la festa più bella e più sentita. Le usanze polacche sono molto particolari e ognuna ha origini e motivazioni ben precise. La vigilia di Natale è senza dubbio il giorno più importante; la giornata inizia molto presto e i ruoli sono già definiti: le donne si mettono in cucina a preparare i piatti, gli uomini solo soliti decorare l’albero di Natale. La cena della vigilia può cominciare solo quando in cielo appare la prima stella. E’ compito dei più piccoli scrutare l’orizzonte in attesa di vedere l’arrivo della stella. Il riferimento è alla celebre Stella cometa di Betlemme che guidò i tre Magi fino a Gesù. La stella è in qualche modo un simbolo della nascita di Gesù e la sua apparizione è una specie di segnale per sedersi al tavolo. Dopo la cena arriva il momento tanto atteso soprattutto dai bambini: lo scambio dei regali. E’ una tradizione di tutto il mondo. In Polonia essa richiama i doni ricevuti da Gesù bambino da parte dei Re Magi. Una curiosa usanza molto antica, presente soprattutto nelle campagne, è quella dei “kolędnicy”: si tratta di un gruppo di persone di varie età, spesso vestite da personaggi biblici, quali i tre Magi, angeli, re Erode, che bussano nelle case e chiedono di esibirsi. Essi recitano, cantano e alla fine come premio attendono una mancia in denaro e anche dolcetti, se nel gruppo ci sono bambini.
A questo punto ci verrebbe una domanda: se, in diverse parti del mondo, si festeggia il Natale in modi talmente diversi, come è cambiato anche nella storia con il tempo l’usanza del festeggiare il Natale ? E quali tradizioni avevano i nostri antenati?
Il Sol Invictus, ovvero il “Sole Invitto”, era una festività religiosa dell'Impero Romano tardo che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre in onore al dio del sole Helios. Questo culto è stato importato a Roma dalle culture orientali. Le divinità adorate, infatti, variano a seconda delle civiltà antiche, ma sono sempre riconducibili al sole: ad esempio Mitra, El Gabal e altre divinità pagane. Le origini delle festività si fondano sulla volontà di sconfiggere paure primordiali legate alla morte e alle calamità. I popoli antichi celebravano una serie di festività annuali e stagionali legate al ciclo della natura e, fra i loro timori maggiori, c’era quello che il Sole non sorgesse più, dato che in inverno il suo corso nell’orbita celeste si riduce. Da questo si avvertì la necessità di celebrare una serie di riti propiziatori volti a scongiurare il pericolo che il mondo sprofondasse nelle tenebre, essendo il sole un elemento indispensabile per la vita. Durante queste feste venivano accesi dei fuochi che avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito. Spesso questi rituali erano connessi con la fertilità e legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e, in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, all’accoppiamento durante le feste.
Come il Sol Invictus è diventato Natale?
Con Costantino e l’editto di Teodosio: dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330, Costantino ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita del Sol Invictus. Il “Natale Invitto” divenne così il “Natale Cristiano”.
La religione del Sol Invictus restò in auge fino all’editto di Tessalonica di Teodosio I, del 27 febbraio 380, in cui l’Imperatore stabiliva che l’unica religione di Stato era il Cristianesimo di Nicea, bandendo di fatto ogni altro culto. Verso la metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa cattolica: «In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma».
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