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OGM tra scienza, etica e futuro: una sfida per la nostra generazione?

Nel 2025, il dibattito sugli OGM, Organismi Geneticamente Modificati, è ancora uno dei temi più caldi e divisivi. Se ne parla ovunque: nei telegiornali, nei talk show, nei palazzi della politica e persino tra i banchi di scuola. Come studente di quinto anno di liceo scientifico, mi sento coinvolto in prima persona, perché questa discussione riguarda non solo l'agricoltura o la scienza, ma anche il mondo che erediteremo.


La prima domanda da porsi è: cosa sono davvero gli OGM?


Si tratta di organismi il cui DNA è stato modificato in laboratorio per introdurre caratteristiche utili, come la resistenza a parassiti, la tolleranza alla siccità o un miglioramento del valore nutrizionale. Questo tipo di modifiche non è casuale, ma avviene tramite l’ingegneria genetica, una tecnologia che ci permette di intervenire in modo mirato e preciso, superando i limiti dei metodi tradizionali come l’incrocio selettivo.


Dal punto di vista scientifico, gli OGM rappresentano un’opportunità concreta per affrontare grandi sfide globali. Ad esempio, il Golden Rice è un riso arricchito di beta-carotene, una sostanza che il nostro corpo trasforma in vitamina A. Nei Paesi in via di sviluppo, questa innovazione potrebbe salvare migliaia di bambini dalla cecità e dalla morte, causate proprio dalla carenza di questa vitamina. Dopo anni di polemiche e ritardi, il Golden Rice è stato finalmente approvato in alcuni Stati asiatici, diventando un simbolo del potenziale umanitario della genetica. Anche il mais Bt, molto diffuso negli Stati Uniti e in America Latina, è un esempio positivo. È stato modificato per produrre una tossina naturale che elimina alcuni insetti nocivi, ma non ha effetti sull’uomo. Questo ha ridotto l’uso di pesticidi chimici, migliorando la salute degli agricoltori e riducendo l’inquinamento. Secondo uno studio della rivista Nature, tra il 1996 e il 2016 l’adozione degli OGM ha ridotto del 37% l’uso di pesticidi e aumentato i raccolti del 22%.


Ma non è tutto oro ciò che luccica.


Difatti, in Argentina, l’introduzione della soia OGM ha aumentato la produttività, ma anche generato problemi ambientali legati all’uso massiccio di diserbanti. Questo ci fa capire che gli OGM non sono una soluzione assoluta: vanno regolati, controllati e gestiti con intelligenza e responsabilità. Anche in Italia il tema è controverso: da noi la coltivazione di OGM è vietata; ma, paradossalmente, importiamo ogni anno tonnellate di mais e soia transgenici per nutrire gli animali da allevamento.


È una contraddizione evidente, che mostra quanto il nostro rapporto con la biotecnologia sia ancora incerto e spesso ipocrita.


Il fulcro consiste nel fatto che gli OGM in sé non sono né buoni né cattivi: sono uno strumento e, come ogni strumento, il loro impatto dipende dall’uso che se ne fa. Questi possono essere usati per il bene comune oppure per interessi economici di pochi. Il vero problema non è tanto la modifica stessa, quanto il modo in cui viene gestita la trasparenza delle informazioni inerenti e l’equilibrio tra progresso scientifico ed equità sociale.


Noi studenti abbiamo una responsabilità: quella di informarci in modo serio e approfondito, senza pregiudizi o ideologie. Dobbiamo imparare a valutare i dati scientifici, a riconoscere le fonti affidabili e a partecipare attivamente al dibattito, dal momento in cui le decisioni che si prendono oggi su questi temi condizioneranno il nostro futuro.


Parlare di OGM significa parlare di fame nel mondo, di ambiente, di diritti, di scelte politiche ed economiche. Significa chiederci che tipo di mondo vogliamo costruire e, per farlo, servono consapevolezza, etica e, soprattutto, coraggio di guardare alla scienza come un’opportunità, non come un nemico.


Pertanto, è fondamentale che la scuola ci aiuti a sviluppare una mente critica, aperta e pronta a costruire un dialogo tra scienza e società.


Il futuro non lo ereditiamo soltanto: lo costruiamo, giorno dopo giorno.

Lorenzo Di Nella

Antonio Di Lello

Tancredi Cortese

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