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LA SPEDIZIONE ROMANA ALLE SORGENTI DEL NILO

Aggiornamento: 27 gen 2023

Condotta tra il 62 e il 67 d.C, la spedizione fu voluta dall’imperatore Nerone, che mandò alcuni centurioni a scoprire le fonti del Nilo e, più in generale, l’Africa equatoriale, in vista di possibili scambi o conquiste.


Ne parlano sia Seneca, consigliere di Nerone, che Plinio il Vecchio, grande storico romano. Il maestro dell’imperatore, nel De Terrae Motu, accenna proprio a essa, mentre descrive un paesaggio invalicabile affrontato dai soldati. In questo luogo sgorgava un fiume di medie dimensioni, identificato dagli antichi come il Nilo. Inoltre, Seneca ci parla di come i Romani furono aiutati dal re d’Etiopia e da altri re dei Paesi limitrofi.


Secondo lo studioso Giovanni Vantini, la città in cui si sarebbero incontrati con il re sarebbe stata Meroe e il paesaggio descritto si tratterebbe del Lago No, nell’attuale Sudan del Sud. Afferma anche, interpretando il libro di Seneca, che sarebbero potuti arrivare fino alle cascate del Murchison, in Uganda, nascenti da un emissario del Lago Vittoria e situate nelle vicinanze del Lago Alberto.


Plinio il Vecchio parla invece di una spedizione con carattere militare e descrive meticolosamente il passaggio e le città espugnate. Tuttavia, molte notizie scritte dallo storico confermano il testo di Seneca, rendendo questa missione testimoniata da più fonti e divenendo quindi attendibile. È quasi sicuro, poi, che i risultati del viaggio furono noti ai vari commercianti romani e greci, tant’è che uno di loro, Diogene, arrivò fino al Kilimanjaro, al lago Vittoria e al parco del Serengeti. Le fonti furono poi riprese da altri studiosi, tra cui Claudio Tolomeo, il cui trattato costituirà, nel 1500, uno dei pilastri del sapere geografico.


L’Impero Romano è stato una delle più grandi "nazioni" che siano mai esistite, circondando il Mediterraneo e arrivando fino in Britannia a nord e fino al Golfo Persico ad est, ma ci sono fonti che attestano di Romani spinti ben oltre i confini imperiali.


Ad esempio, nella famosa battaglia di Carre del 53 a.C., Crasso, membro del primo triumvirato, venne sconfitto dai Parti e i sopravvissuti delle sue legioni vennero fatti prigionieri dall'Impero orientale. Molte fonti, però, attestano di questi soldati romani usati dai Parti come ausiliari nelle battaglie contro gli Unni. Dopo un lungo viaggio nell’Asia centrale, gli ultimi 154 legionari vennero accolti nell’esercito cinese Han a protezione dei confini; fu così che i soldati romani, dopo essere stati catturati e liberati da numerosi popoli asiatici, decisero di averne abbastanza della guerra e fondarono la città di Liqian. Molti abitanti della città tuttora presentano tratti somatici europeo-caucasici, sebbene questi geni sianoo condivisi anche dalle etnie turcomanne asiatiche. Saranno loro i discendenti della cosiddetta legione scomparsa? Ci sarebbero anche piccoli indizi della presenza romana in Cina; ma, analizzando le poche fortificazioni rimaste, non si può avere una risposta precisa per il troppo tempo passato dalla loro costruzione. Tutt’ora il sostantivo Liqian equivale per i Cinesi alla cultura occidentale e soprattutto mediterranea,:


Adesso sta agli storici dedurre…



Lorenzo Mattei e Giacomo Lombardi



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