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CRACOVIA, AUSCHWITZ E BIRKENAU: un viaggio nella Memoria

Immagine del redattore: Fuori RegistroFuori Registro

Ci sono esperienze che segnano profondamente, che scavano dentro e lasciano una traccia indelebile: il viaggio a Cracovia e nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, tra il 20 e il 22 gennaio, è stata una di queste. Non un semplice itinerario scolastico, ma un percorso dentro la storia, dentro l’orrore dell’Olocausto, dentro una memoria che non può e non deve essere dimenticata.


Questa opportunità è nata dalla vincita del primo premi, attribuito alla nostra scuola e consegnato, al Quirinale, dal Presidente della Repubblica Italian, Sergio Mattarella, per la partecipazione al progetto scolastico “I giovani ricordano la Shoah”, un concorso nazionale che offre agli studenti anche la possibilità di visitare i luoghi-simbolo del genocidio degli Ebrei.



Prepararsi al viaggio significava già entrare in un mondo di testimonianze e documenti, ma nulla avrebbe potuto avvicinarci davvero a ciò che avremmo vissuto, una volta giunti in Polonia.


Cracovia: tra bellezza e ferite del passato


La prima tappa è stata Cracovia, città dal fascino medievale, con la maestosità del Castello del Wawel, che domina la Vistola, e la grande Piazza del Mercato, cuore pulsante della vita cittadina. Ma, al di là della sua bellezza, Cracovia è anche un luogo di memoria.


Piazza degli Eroi del Ghetto, Cracovia
Piazza degli Eroi del Ghetto, Cracovia

Nel quartiere ebraico di Kazimierz, un tempo centro della vita ebraica, il passato si respira nelle strade lastricate, nelle sinagoghe sopravvissute e nei cimiteri abbandonati. Il ghetto di Podgórze, invece, è un luogo di dolore: qui gli Ebrei furono confinati prima della deportazione. In particolare, la Piazza degli Eroi del Ghetto, con le sue sedie di bronzo vuote, è un simbolo struggente del vuoto lasciato da migliaia di vite spezzate.


Auschwitz: il volto dell’orrore


Auschwitz
Auschwitz

Poi, è arrivato il momento più difficile: la visita ad Auschwitz. Il nome stesso evoca terrore, ma attraversare fisicamente il cancello con la scritta "Arbeit macht frei" ("Il lavoro rende liberi") è stato un pugno nello stomaco. Il silenzio che avvolge il campo è assordante, interrotto solo dal rumore dei passi sui viali sterrati e dal vento che soffia tra le baracche.




All’interno dei blocchi, il Museo conserva prove inconfutabili dell’orrore: cumuli di scarpe, valigie con nomi ancora leggibili, occhiali ammassati e capelli tagliati prima dell’esecuzione: oggetti comuni che raccontano storie di persone reali, di famiglie distrutte.



La visita alla camera a gas è stato il momento più doloroso. Le pareti scrostate, le grate sul pavimento, il soffitto basso: tutto parla di morte. Impossibile non immaginare gli ultimi istanti delle vittime, il loro terrore. Si esce con il cuore pesante, consapevoli che nulla potrà mai cancellare quell’orrore.


Birkenau: l’annientamento su scala industriale


Birkenau
Birkenau

Ma Auschwitz non è tutto. Birkenau è ancora più vasto, ancora più agghiacciante. Qui la crudeltà nazista ha raggiunto il suo apice. Il campo si estende a perdita d’occhio, con i resti delle baracche, i binari che portavano alla selezione, le torri di guardia che sembrano osservare ancora oggi ogni visitatore.



Il vento gelido porta con sé il peso delle voci che non ci sono più. I resti delle camere a gas, fatte saltare in aria dai Nazisti nel tentativo di cancellare le prove dei loro crimini, sono il simbolo della follia umana. Oltre un milione di persone hanno trovato la morte qui, spesso senza lasciare traccia. Camminando tra quei luoghi, abbiamo realizzato che l’Olocausto non è solo un capitolo nei libri di storia: è una ferita ancora aperta, un dolore che non può essere ignorato. Una responsabilità per il futuro.


Il ritorno a Cracovia è stato silenzioso. Nessuno sentiva il bisogno di parlare, perché tutti sapevamo di aver vissuto qualcosa che ci aveva cambiati. Questo viaggio non è stato solo un premio scolastico, ma un’esperienza di consapevolezza, un monito.


Installazione "Che il silenzio non sia silenzio"
Installazione "Che il silenzio non sia silenzio"

Attraverso il percorso di ricerca e di rappresentazione artistica, letteraria e musicale, culminato nell'installazione “Che il silenzio non sia silenzio”, curato dalle professoresse Laura De Risi e Maura Lucia Talone del Liceo, con la collaborazione del regista Antonio Fasolo e dell'artista Raffaella Menichetti, Auschwitz e Birkenau non sono stati solo luoghi della memoria, ma una lezione per il futuro: qui l’umanità ha toccato il fondo, qui si è mostrato fino a che punto può arrivare l’odio.


Uscendo da quei cancelli, ci siamo portati via una responsabilità: quella di raccontare ciò che abbiamo visto, di non permettere che la memoria si affievolisca, di impedire che il passato si ripeta. Perché ricordare non è solo un dovere: è un atto di resistenza.


A cura di Simone Ceci e Alessandro Zuccato


RASSEGNA STAMPA


Visita ad Auschwitz degli studenti del Liceo Leonardo da Vinci di Terracina


Studenti delle scuole italiane in visita ad Auschwitz


“I Giovani ricordano la Shoah”, premiazione al Quirinale


Mattarella alla premiazione dei vincitori del concorso “I giovani ricordano la Shoah”


La scuola "Leonardo da Vinci" di Terracina premiata da Mattarella


Rassegna stampa a cura di Jacopo Bono

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