Una data che ha segnato la storia dell’Italia, ma ancor di più quella dello sport italiano, è stata il 28 ottobre 1990, giorno in cui la Nazionale maschile di pallavolo vince il suo primo mondiale, portando la nostra nazione in cima al podio, mescolando per la prima volta in questo campo l’azzurro con l’oro. Benché la vittoria non sia avvenuta sul suolo italiano, è quella che ha fatto sì che la pallavolo acquisisse più notorietà tra i cittadini della penisola.
La squadra, guidata dal coach Julio Velasco, già con una lunga carriera alle spalle coronata da altri successi con la Nazionale, ha dimostrato grande coesione, un ottimo gioco di squadra e una difesa solida. Il campo brasiliano del “Maracanãzinho” è divenuto quindi teatro del primo trionfo mondiale degli Azzurri, i quali scesero in campo contro i Cubani, vincendo 3-1 e riscrivendo la storia. Da qui in poi la rosa degli Azzurri verrà ribattezzata come “generazione di fenomeni”, atleti legati dalla passione per la pallavolo che conquistarono vittorie su vittorie e accesero la passione nei cuori dei tifosi che li seguivano da casa, il cui numero era sempre maggiore.
Quello del 1990 fu il primo di un tris di trionfi consecutivi a livello mondiale, che videro gli azzurri campioni anche nel 1994 e nel 1998. Per citare le parole dello stesso allenatore Velasco, quando gli chiesero che cosa fosse rimasto di queste vittorie, l’Italia aveva scoperto la pallavolo per la prima volta nel 1978 con l’argento vinto al Mondiale di Roma, ma fu prima con l’Europeo dell’89 e poi
con questa vittoria mondiale nel ’90 che l’Italia maturò la consapevolezza di poter essere una nuova potenza della pallavolo internazionale. Ciò comportò un cambiamento per giocatori e coach: molti allenatori e tecnici arrivarono dall’estero, anche se oggi sono gli italiani ad essere richiesti in giro per il mondo e sono diventati molto famosi.
Benché con la vittoria del 1990 l’Italia sia arrivata sul tetto del mondo, il primo impulso all’Italvolley era stato dato nel 1978. Di fatti la squadra che quell’anno affrontò il campionato mondiale fu una vera e propria rivelazione. Guidata dal coach Carmelo Pittera, la squadra stupì la nazione superando la fase a gironi, vincendo tutte e tre le partite disputate. Gli Italiani riuscirono ad arrivare in finale contro l’Unione Sovietica, che ebbe però la meglio con un secco 3-0: gli Azzurri conquistarono la loro prima medaglia mondiale e per di più sul suolo italiano.
Nonostante la sconfitta, l’Italia del volley rimase contenta della prestazione dei ragazzi, tanto che la stampa la ribattezzerà “gabbiano d’argento”, nome che deriva dal documentario realizzato in occasione di quei campionati da Giulio Berruti, considerato ancora oggi un vero cult per il mondo della pallavolo. Era però impressa in "casa azzurra" la sensazione di aver sprecato l’unica occasione di vincere un torneo importante. Infatti, fino al 1989, la
Nazionale continuerà a lottare solo per piazzamenti d’onore, passando in secondo piano.
Spiccano tra gli ex giocatori della “generazione di fenomeni” figure importanti, quali, ad esempio, Andrea Lucchetta, ex centrale della nazionale, attualmente affermato telecronista per la TV di Stato, affiancato dal giornalista sportivo Maurizio Colantoni, ed impegnato in diverse iniziative relative sia nel beach volley che al sitting volley. Altro personaggio di rilievo è Andrea Giani, ex centrale nella prima parte della sua carriera e opposto e schiacciatore laterale nella seconda, attuale allenatore dello ZAKSA e commissario tecnico della nazionale maschile francese. Da ultimo, un nome che ha fatto breccia nel cuore dei tifosi italiani da qualche anno è l’ex palleggiatore della rosa del 1990, Ferdinando De Giorgi, CT della Nazionale maschile dal 2021, subentrato a Gianlorenzo Blengini, che, in seguito ad un notevole ricambio generazionale, si vede impegnato alla conquista del titolo europeo, vinto dall'Italia l’11 settembre dello stesso anno, dopo un’accesissima finale disputata nella città di Katowice, battendo la Slovenia 3-2.
L’anno successivo, i giovani ragazzi di mister “Fefè” presero parte ai campionati mondiali. Dopo il tris conseguito dalla “generazione di fenomeni", gli Azzurri non sono più riusciti a salire sul podio di un mondiale. Tutto ciò, unitamente a quanto successo alle Finals di VNL contro Francia e Polonia, ha generato una certa pressione psicologica, difficile da gestire, soprattutto per una squadra formata da atleti molto giovani.
Ma, nonostante i problemi sopra evidenziati, i ragazzi, facendo tesoro di quelle sconfitte, sono riusciti a trionfare prima ai quarti di finale contro la Francia e, successivamente, alle finali per il primo e il secondo posto contro la Polonia, tingendo di oro per la 4° volta il cielo di Roma.
A cura di Alessandra Parasmo
Ricerca fotografica: Paola Centola e Noemi Cimaroli
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